Pixel 7 e 7 Pro: Google mostra Android al meglio per arginare iOS

2022-10-12 14:27:15 By : Mr. Lin ZH

I Pixel sono dedicati agli utenti che cercano un’esperienza “full Android”, senza ulteriori aggiunte, abbellimenti o integrazioni. Già questo li rende un prodotto di nicchia rispetto al mainstream del mercato: una nicchia che si è andata ingrandendo nel corso del tempo anche in Italia (tant’è che gli smartphone sono commercializzati a partire dallo stesso giorno del mercato di riferimento, gli Stati Uniti, e non più con ritardo) ma comunque con numeri diversi e più piccoli rispetto ai brand Android più noti e blasonati. Già questo è un elemento che non mette in competizione i Pixel con gli altri Android. Se poi si aggiunge che Google nel nostro Paese attua una scelta commerciale votata totalmente sull’online, perché i Pixel 7 e 7 Pro sono disponibili attraverso Amazon (128 GB) e Google Store (128 e 256 GB), si ha la conferma delle attenzioni che Big G presta nei confronti dei partner.

Eppure, come sempre, siamo costretti a leggere teorie che cercano sempre di sbattere il mostro in prima pagina l’idea che Google voglia fare qualche sgambetto ai brand che usano il sistema operativo. Tutt’altro. Primo perché non entrano in competizione diretta sui medesimi canali. In Italia almeno 8 smartphone su 10 sono acquistati nei negozi fisici, siano essi dei retailer o del gestore telefonico. Dei due smartphone rimanenti che si comprano online, uno reca la Mela morsicata sul retro. L’altro è probabilmente un ricondizionato, con tutte le criticità e insoddisfazioni del caso perché, alla fine, se si prendono i modelli migliori di classe A o superiore, si paga non tanto meno rispetto a un modello nuovo di fascia medio/alta. Ma con meno garanzie. Quindi andare a cercare la polemica inutile e sterile su quanto e se Google vuole rompere le uova nel paniere dei propri partner, è davvero un esercizio pernicioso per chi vuole creare un po’ di sana polemica. E ci sta. Ma allora che la si faccia bene.

Ossia, che Google ha mantenuto i prezzi dei Pixel 7 e 7 Pro sostanzialmente identici ai quelli dei precedenti modelli sia come atto marketing, sia perché ha utilizzato i medesimi componenti per display, memorie, batterie e ha aggiornato processore (che produce e di cui ha il controllo sulla supply chain) e sensori fotografici, investendo di tasca propria. Ciò che sfugge agli occhi di chi si innamora di qualche teoria graffiante ma sterile è che i Pixel sono un atto di amore di Google verso Android. Detta in altre parole, sono il modo concreto e tangibile con cui Google incita i partner mostrando le potenzialità del sistema operativo, stimolandoli ad accelerare l’adozione della release più recente (Android 13), fornendo una piattaforma di riferimento su cui costruire una value proposition differente a seconda del brand. Per assurdo, è la mossa più autorevole per mostrare al suo massimo splendore Android e inviare una pec ai partner dicendo: “Potete fare tutto ciò, non omologatevi, differenziatevi sfruttando le risorse dell’Os”.

In fondo, anche nella Formula 1 è stata creata una normativa 2022 che imponeva un’impostazione aerodinamica uguale per tutte le auto: sembrava la tomba della creatività. E invece, ogni scuderia ha fatto evolvere il prototipo dell’ente tecnico della Fia per valorizzare al massimo le singole peculiarità. Google investe nell’evoluzione per metterla al servizio dei partner, che la declinano come prediligono. Ma Google esce dalla concorrenza scegliendo di essere “cercata” da utenti che, in ogni caso, potrebbero solo uscire dall’universo Android. E, se ci rimangono, hanno ben chiaro quali sono i prodotti e i modelli che meglio si adattano alle specifiche esigenze.

Che i prodotti Made by Google non siano in competizione diretta con quelli dei partner lo dimostrano anche altri comportamenti concreti dell’azienda di Mountain View. Per esempio, stringendo una partnership di coesione per lo sviluppo congiunto delle piattaforme mobile con Samsung. Oppure rinunciando a entrare nel mondo dei foldable, almeno per quest’anno. Lasciando così campo libero ad altri di sviluppare nuovi formati. O ancora usando i Pixel come laboratorio per ampliare al massimo gli strumenti a disposizione dei developer: la connessione veloce con gli auricolari è stata testata sui Pixel e poi resa pubblica per qualsiasi brand di cuffie e smartphone. Basta prendere in mano un Motorola, per esempio l’edge 30 Ultra che abbiamo recensito approfonditamente, per capire quanto bene abbia fatto Google nel perfezionare le funzioni di personalizzazione e di gestione fotografiche, che ora sono sfruttate al meglio da tutti. Mentre con un Samsung si ha la conferma di come prendendo una strada diversa si un’esperienza originale, ma coerente con Android.

I dolori degli altri brand sono causati solo dai brand stessi, tra chi ha totalmente sbagliato business plan, outlook e tempi di consegna per il 2022 oppure ha avuto un eccessiva confidenza nell’elevare il proprio posizionamento medio. Le difficoltà vissute da diversi brand, si pensi a Xiaomi o a Wiko, non sono dovute alla competizione diretta o indiretta di Google: sono endemiche nelle aziende. E Google non ha nessun interesse ad avere meno partner, semmai ha interesse a polarizzare l’attenzione su Android e sulle sue potenzialità per arginare, grazie a una folta cortina di brand, il passaggio da Android a iOS.

Insomma, l’esercizio di Google è di puro equilibrismo: sta camminando su una linea sottile con la sua serie Pixel per promuovere le potenzialità, a volte sottovalutate sottostimando alcune funzioni native, di Android ma senza sottrarre quote ai brand con cui vanta partnership solide. Le intenzioni di Big G non sono bellicose nei confronti di Samsung, Xiaomi, Oppo, Vivo, Motorola, OnePlus e via discorrendo. I Pixel non mirano ad avere quote di mercato sottratte ai brand, mirano a togliere spazio all’iPhone.

Questo è anche il motivo per cui nel corso degli anni Pixel ha puntato più a creare una propria brand awareness più che a guadagnare market share. Nel quarto trimestre del 2021 Google ha confermato di avere raggiunto un “record di vendite trimestrali di tutti i tempi per Pixel”. Bene, la quota di mercato più alta mai raggiunta è stata negli Stati Uniti con il 5%. Negli altri Paesi i Pixel hanno un’incidenza piccola. Eppure l’impegno di Google nell’hardware serve per rafforzare e semplificare l’ecosistema che gravita intorno ad Android. Questo perché Google vuole fermare o almeno arginare il flusso lento ma costante della migrazione da Android a iOS. 

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